Prof.Giuseppe Sica

Tumori del colon-retto

Il tumore del colon-retto (CRC) rappresenta il terzo tumore maligno per incidenza e il secondo per mortalità al mondo, con circa 50000 nuovi casi ogni anno solo in Italia. Colpisce sia donne che uomini, con un picco di incidenza tra i 50 e i 60 anni. I principali fattori di rischio per lo sviluppo di questa patologia sono la familiarità, le diete ipercaloriche a scarso contenuto di fibre e il fumo di sigaretta. 

La sintomatologia è spesso tardiva e varia a seconda della sede d’insorgenza. Il cancro del colon destro si manifesta solitamente con anemia, stanchezza e calo ponderale, mentre il cancro del colon sinistro e del retto si manifesta con sanguinamento visibile e variazioni dell’alvo, potendo arrivare all’occlusione intestinale

La diagnosi richiede l’esecuzione della colonscopia, un esame endoscopico che permette la visualizzazione di tutta la mucosa del colon ed il prelievo bioptico per la conferma istologica. Eventuali approfondimenti strumentali come la TC total body, la risonanza magnetica della pelvi e l’ecoendoscopia sono necessari per una migliore stadiazione preoperatoria, così da stabilire il planning terapeutico.

Data l’elevata incidenza del cancro colorettale e il suo esordio subdolo, è importante che tutta la popolazione si sottoponga allo screening per la prevenzione a partire dai 50 anni, con l’esecuzione di una colonscopia.

La visita chirurgica è fondamentale per stabilire l’iter diagnostico e terapeutico.

Il trattamento di questa patologia varia a seconda dello stadio del tumore e la chirurgia rappresenta uno degli step fondamentali. Negli stadi più precoci, il trattamento chirurgico è un trattamento sufficiente; negli stadi più avanzati, l’intervento chirurgico può essere preceduto o seguito da terapie oncologiche (radioterapia e/o chemioterapia).

Indipendentemente dallo stadio, il gold standard per il trattamento chirurgico del cancro colorettale è la resezione laparoscopica, ovvero l’asportazione del tratto di intestino malato e dei linfonodi che interessano la zona colpita, che viene eseguita con approccio mininvasivo.

 

L’approccio mininvasivo nella chirurgia colorettale garantisce:

  • Gli stessi risultati in termini di sicurezza e radicalità oncologica rispetto all’approccio tradizionale
  • Una rapida ripresa dell’alimentazione per bocca (anche nella stessa giornata dell’intervento)
  • Una rapida ripresa della deambulazione autonoma (anche nella stessa giornata dell’intervento)
  • Il mancato posizionamento di tubi di drenaggio e di catetere vescicale (o comunque la loro rapida rimozione, anche 1-2 giorni dopo l’intervento)
  • Una rapida dimissione (circa 4-5 giorni di ricovero)
  • Una rapida ripresa
  • Un ottimo risultato estetico, con cicatrici di piccole dimensioni